CERVARESE S.C. Il Castello di San Martino della Vaneza a Cervarese Santa Croce. La bella torre merlata del castello svetta sul parco che la circonda e si riflette sulle acque del fiume Bacchiglione, creando una suggestiva visione da racconto fiabesco. Le origini di questo antico maniero devono risalire almeno all'anno Mille, e come tutti i castelli sorge in posizione strategica a difesa del territorio padovano dagli attacchi dei nemici, soprattutto dai Vicentini, dai Veronesi e dai Visconti di Milano. Le sale del Castello ospitano il Museo del Fiume Bacchiglione che raccoglie i numerosi reperti archeologici (vasellame, strumenti, utensili di epoca pre romana e romana) restituiti dal fiume e ceramiche del 13°-19° sec. Correndo lungo la campagna che asseconda l’alveo sinuoso del Bacchiglione, superato il minuscolo abitato di Creola e prima di Cervarese Santa Croce, spicca a destra, in un boschetto di pioppi lunghi e snelli, l’alto mastio del castello di San Martino della Vaneza. Edificato intorno all’anno Mille su un’ansa del fiume, il castello è forse il simbolo più efficace dello sforzo disperato e vano dei Padovani, negli ultimi anni della loro fiera libertà. Più volte passato di mano nella lotta tra i Comuni di Padova, Verona e Vicenza, fu teatro nel 1405 dell’ultimo duello mortale tra il carrarese Francesco Novello e la Serenissima Repubblica. I Veneziani, scrive il Gatari, ebbero il castello per tradimento: «dagli ello per denari Bartolomeo dito Favrin do Padova». II Morosini invece pone la resa del mastio il 27 di ottobre, «per trecento e venti ducati d’oro». Era il preludio alla resa della grande e ancoralibera città. Il 15 novembre i Veneziani entrarono in Padova. La parte più antica è costituita dalla torre, eretta intorno al Mille sulla sponda sud del Bacchiglione. Dal 1324 i Carraresi rafforzarono a più riprese la fortezza; ma fu Francesco il Vecchio a eseguire le opere maggiori fino al 1388. Sulla sommità della torre vi è una lapide carrarese a ricordo della fortificazione, oggi corrosa e ormai illeggibile. Nello stesso periodo la torre fu sopraelevata di un’altezza pari a quella esistente (7,30 metri). L’interno, nel quale risiedeva il capitano comandante, è organizzato come un alloggio distribuito verticalmente, con sei piani abitabili collegati da una scala in legno. I Carraresi aggiunsero i restanti tre corpi di fabbrica su due piani fuori terra, più un piano scantinato, e ricostruirono il robusto recinto in pietra trachite sul lato sud, che misura 32,5 metri per 30,5 ed è alto 10 metri al culmine della merlatura. Il pianterreno era suddiviso in stanzoni con caminetti dove i soldati svolgevano le attività del giorno. Durante la dominazione veneziana il castello perse l’originaria funzione difensiva e fu adattato a porto fluviale.
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